venerdì 29 febbraio 2008

...so slowly, so slowly, so slowly, so slowly...

Certe giornate sembrano interminabili. Ok la nottataccia, ok la levataccia, ok la giornata pesante e il fatto che la mia regolarità abbia saltato due giorni, ma oggi è stata veramente pesante. E non è ancora finita.
Voglio un pò di calore, un pò di cibo, un pò di bifidus essensins e una bella dormita.

domenica 24 febbraio 2008

The forgotten names

Si dice che una persona non muoia finché rimane viva nei ricordi degli altri. Ma che succede se questi, nonostante si ricordino dei loro cari, dimenticano dove si trovano le prove fisiche della loro esistenza?
Mi spiego meglio: ricordiamo i nostri cari che non ci sono più, continuiamo a volergli bene e a ripensare ai momenti passati insieme, ma perché così tanta gente dimentica che sono ancora fisicamente presenti nei cimiteri?
E' infinitamente triste la visione di centinaia di tombe abbandonate, dimenticate e ridotte ormai a macerie. Questo è quello che ho dedotto stamattina dopo una passeggiata al Cimitero Monumentale del Verano.
E' da quando mi sono trasferito qui che Samantha aveva promesso di portarmici, ma ogni volta avevamo preferito fare altro, stamattina invece è successo il contrario.
E' un pò strano parlare di questa passeggiata, in tre ore apparentemente non abbiamo fatto nulla se non camminare e parlare, ma in realtà credo che abbiamo fatto veramente tanto. Mi sento come se avessi, per un attimo, riportato in vita tutta quella gente, o come se più semplicemente, avessi parlato con loro rimanendo ognuno nella sua dimensione spazio-temporale.

Ci siamo commossi più volte: davanti le tombe grigie, molte delle quali divelte, della sezione ebraica; davanti la tomba di un'intera famiglia, padre, madre e un bambino di due anni, morti nello stesso giorno; davanti la tomba di una bambina musulmana interamente ricoperta di fiori, giocattoli e angeli di diverse misure, tutti intorno alla sua foto sul banco di scuola. E' stato difficile trattenere le lacrime anche davanti il disegno di un bambino che salutava il nonno per l'ultima volta, così com'è stato difficile staccare gli occhi da quelle foto, da quei nomi, da quelle date.

I nomi. Non facevo che leggere ossessivamente nomi e cognomi.

Immaginavo le loro storie, le loro vite, nel 1850, nel 1910, nel 1945, nel 1960. Nomi e date. Nomi, date e foto. E sebbene le tombe monumentali, come quelle di Garibaldi o di Mameli, saltino subito all'occhio per la loro imponenza, io fissavo le lapidi anonime, con le foto consumate dal sole e dalla pioggia degli ultimi cinquanta o sessant'anni.
Pensavo che dietro ad ognuno di quei nomi c'era stata una vita, pensavo che ognuno di quei nomi suonava importante nella mia mente, anche se si trattava di gente semplice, gente comune. Avrei voluto leggerli tutti, uno per uno, avrei voluto quasi parlare con loro. Avevo la deprimente sensazione che quella gente fosse veramente morta, morta e sepolta anche nei ricordi dei loro cari. E nella lista di questi vivi "cattivi" ho incluso me stesso, che se si esclude il recente lutto non andavo al cimitero da anni.

Poco prima di entrare una signora aveva cercato di venderci dei fiori, ma Samantha aveva declinato dicendo che non avevamo parenti lì dentro e per risposta aveva avuto un sorriso e un "Meglio così". Quando sono uscito ho pensato che in realtà lì dentro avevo lasciato tante persone care, perché in fondo i defunti sono la storia e il passato di tutti noi, e ho detto a Samantha che magari, la prossima volta, quel mazzo di fiori possiamo anche comprarlo.

I ran to the cemetery
And held my breath
And tought about your death

And I saw the crumbling tombstones
All the forgotten names

Madonna - Mergirl

lunedì 18 febbraio 2008

Da quando vivo solo Vol.3

Ultimamente mi piace soffermarmi ad analizzare come sono cambiate le mie abitudini negli ultimi mesi, com'è cambiato il mio modo di fare.
Ho già scritto, per esempio, che non mi da più fastidio la tv accesa prima di dormire, anzi mi concilia il sonno, e che da mesi ormai sono passato al caffè americano sia perché ho scoperto che non fa poi così schifo, sia perché il mio rapporto con la caffettiera classica non è dei migliori.

Un radicale cambiamento lo ha subìto la mia domenica mattina. Per decenni, praticamente da quando ho finito di frequentare il catechismo per la prima comunione, la domenica mattina è sempre stato un momento di totale nullafacenza. Da quando vivo a Roma invece, quasi ogni domenica, esco insieme a Samantha e andiamo in giro per i mercatini. Porta Portese (il vecchio o il nuovo), Via dei Fiorentini o le semplici bancarelle sulla Tiburtina. Dopo una spulciata a roba usata, DVD e vestiti compriamo il pranzo (indiano, pizza o fritti vari) che consumiamo per metà durante il tragitto per tornare a casa, rigorosamente a piedi. Da mesi invece mi propone di fare un giro al Verano, ma non lo abbiamo ancora fatto nonostante l'idea mi attragga parecchio.

Un'altra cosa che a casa dei miei non facevo mai: mettere il pigiama subito dopo cena e guardare la tv sdraiato sul divano mangiando schifezze, anche perché prima la tv non la guardavo mai. Adesso invece Samantha mi ha contagiato anche con questo rito. Yogurt, pop corn, cioccolatini, patatine, biscotti, Nutella, non importa cosa mangiamo, l'importante è avere qualcosa da masticare. Il massimo per me è mangiare le cose che cucina lei: torte, crostate e Tiramisù le vengono da orgasmo. Se siamo in vena ci buttiamo anche sugli alcolici: limoncello, amari vari o il vino che è avanzato a cena.

Ho un cane. Ok, non è mio ma di Samantha, ma vive pur sempre con me. E per me è la prima esperienza con un cane in casa. All'inizio ero un pò distaccato, anche un pò schifato se vogliamo, da quell'essere peloso e sbavoso che mi gironzolava intorno annusandomi e fissandomi coi suoi occhioni dolcissimi. A poco a poco abbiamo iniziato a conoscerci, ad andare a passeggio insieme, a giocare. Le carezze sono diventate baci e i baci abbracci. Adesso non mi fa più schifo l'idea di abbracciarla e darle un bacio, adesso mi viene naturale perché vedo l'affetto che lei ha per me. Persino pulire quando sporca non mi da fastidio quanto me ne dava prima, in fondo è sempre meglio un cane piuttosto che un coinquilino dispettoso e stronzo come lei, almeno il cane si fa ripagare con uno solo dei suoi sguardi.

Alle nuove abitudini aggiungo anche la spesa, perché a casa non era mai compito mio e anzi spesso delegavo mio padre per comprare roba che serviva a me.
I primi tempi la spesa la facevamo tutti e tre insieme, poi Charlotte ha deciso di mettersi a dieta, ha iniziato a comprare barrette e merdate dietetiche così adesso la spesa la faccio solo con Samantha. All'inizio era un pò difficile, dovevamo capire ognuno i gusti dell'altro, ma ormai abbiamo i nostri prodotti standard, quelli che non devono mai mancare in casa, quindi fare la spesa è diventato più veloce e automatico. Poi è normale che capita di discutere se comprare o meno un nuovo tipo di biscotti o se prendere i taralli alla cipolla al posto di quelli al peperoncino.

L'ultimo cambiamento in ordine cronologico l'ho notato proprio in questi giorni. Tornando a casa da lavoro, ieri pomeriggio, mi sono reso conto che non mi sento più un ospite in questa casa. E' difficile da spiegare, perché parlo di sensazioni stavolta, ma tutto ormai è familiare per me. Dalle strade ai negozi, dal portone di casa al mio letto, tutto ormai è entrato a far parte della mia vita.

Così ieri mi sono sentito improvvisamente tranquillo, sereno, ho aperto la porta, il cane è corso a salutarmi ed ero a casa mia.

giovedì 14 febbraio 2008

Il serial killer

Chi legge questo blog da tanto ricorderà i tanti post sui miei sogni. Ne ho fatto di tremendi, di premonitori e fortunatamente anche di tranquilli. Quello di ieri sera è quasi inclassificabile, fa sicuramente parte della categoria Incubi, però per la prima volta in vita mia ho sognato una mia possibile morte.
E' stato un sogno lungo, quasi un film, però reale come se lo stessi vivendo veramente e spaventoso come il migliore dei film thriller.

Ho sognato che mi trovavo in un luogo molto grande, con tanta gente ma con le uscite chiuse, come in trappola, forse era una nave da crociera, forse un hotel, e ogni volta che qualcuno andava in bagno veniva ritrovato con la gola tagliata. Non ricordo se ho visto sangue o cadaveri, però so che la cosa è successa tante volte, tant'è che si è subito capito che si trattava di un serial killer.
Improvvisamente mi ritrovavo in una cabina, con un letto a castello dove dovevo dormire insieme alla mia amica D e sua cugina F (assurdo, D si è appena trasferita a New York, con F invece abbiamo chiuso i rapporti un anno fa sia io che D). Volevamo dormire, ma avevamo una paura fottuta che il serial killer uccidesse anche noi, io qui inizio ad avere problemi alla voce: infatti nel sogno non riuscivo a spiccicare parola, avevo la gola bloccata.
Cos'è successo dopo non lo ricordo più, ricordo però che scappavo da questo posto (perché scoprivo chi era l'assassino) attraverso scivoli ripidissimi da dove scendeva giù dell'acqua, cadevo in un'enorme vasca sotterranea e finivo chissà dove, poi scendendo da un treno insieme a chissà chi dicevo alla polizia che il serial killer ci stava inseguendo. Ma la polizia ha iniziato ad inseguire la persona sbagliata mentre il vero assassino inseguiva noi. Inutile dire che io non riuscivo a parlare neanche in questo caso.
Non ricordo come sia riuscito a scappare dall'assassino né come abbiano fatto ad arrestarlo, ma improvvisamente mi sono ritrovato a sapere che il tizio in questione era impazzito perché da piccolo qualcuno era entrato in bagno mentre lui stava dentro, e manco a dirlo cosa ho fatto io? Sono entrato in una stanza trovando l'assassino chinato su una vasca da bagno intento a farsi uno shampoo.
A questo punto la scena peggiore: lui si accorge di me e ha come un raptus di follia, io scappo dall'altro lato della stanza, mi fermo ad un angolo e mi giro con le spalle al muro. L'assassino, bagnato e mezzo nudo, corre verso di me con lo sguardo inferocito e un enorme coltello in mano puntato davanti. Gli occhi sono impressionanti, non riesco né ad urlare né a scappare, l'ultima cosa che vedo è il suo braccio che sferra un colpo verso la mia gola.

Mi sono svegliato che praticamente tremavo, sudato e impaurito. E' tutta la giornata che penso e ripenso a questo sogno e a qualche sua possibile interpretazione ma purtroppo non sono arrivato a nulla. L'unica cosa che sono riuscito a spiegarmi è il fatto di non riuscire a parlare: quando mi sono svegliato infatti stavo a pancia in sù e la lingua mi bloccava leggermente la gola.
Si accettano nomi di rinomati psichiatri.

mercoledì 13 febbraio 2008

I love wireless

Sono tornato a casa tardi, sono le 22:37 e ho internet ancora per pochissimo tempo (al massimo l'anonimo benefattore stacca alle 23). Dovrei cenare, dovrei chiamare i miei, dovrei fare una doccia e dovrei richiamare un'amica a cui ho bloccato la chiamata, ma niente e nessuno può distogliermi in questo momento dalla mia connessione giornaliera.

Se con il lavoro andrà bene una delle prime cose che farò sarà la linea adsl. E' snervante navigare con l'ansia che crolli tutto da un minuto all'altro.

lunedì 11 febbraio 2008

News

Da oggi pomeriggio fino a venerdì sono in prova, come receptionist, al solarium dove lavora Samantha.
Sono sempre distaccato quando inizio qualcosa di nuovo, infatti ho scritto che sono in prova, in realtà è proprio fatta, cioè, Samantha ha un ascendente non indifferente sul suo capo, tant'è che mi ha gia detto che a Marzo mi assumerà al pari del resto del personale.

E' quindi ufficiale che da oggi lavoro nel campo del benessere.

domenica 10 febbraio 2008

La palma della Groenlandia

Sabato sera io e Samantha accettiamo l'invito a cena di un amico, G., con lui e altre tre persone. G. doveva vedere un'amica che doveva presentargli un ragazzo che potrebbe far suonare lui e il suo gruppo in diversi locali. Ironia della sorte, il ragazzo in questione abbiamo scoperto essere un conoscente virtuale di Samantha che da mesi la invitava proprio in quel locale, dove lui si occupa dell'organizzazione.
Arriviamo per primi, il locale è in pieno centro, il locale è per fighettini. Ma non fighettini diciottenni coi jeans sotto il culo e l'elastico delle mutande D&G in evidenza, fighettini dai 30 in su con il papà imprenditore o politico, che passano le vacanze in barca tra isole e arcipelaghi italiani e non.
Inutile dire che mi sentivo assolutamente fuori luogo, idem Samantha e il resto della compagnia arrivata almeno mezzora dopo di noi. Salutiamo il tizio amico in comune di Samantha e dell'amica di G. che, anche se impegnatissimo trova il tempo di farci una foto da mettere sul sito del locale. Spero non lo farà o tutti conosceranno la mia espressione da portatemiviadiquiviprego. E fortuna che mi ero vestito bene, chissà come mi sarei sentito se avessi messo i vestiti da comunista che volevo mettere.
Mentre il locale si riempiva sempre più di strana gente (uomini stile Cumenda e donne stile Yespica pre-isola) assaggio il primo Mojito della mia vita: ottimo direi (si, non l'avevo mai assaggiato. Che volete? Fino ad ora i miei gusti erano diversi). Visto che persino le cameriere ci snobbavano e che ci sentivamo come delle palme in Groenlandia, optiamo per andare via, destinazione: casa nostra.
Cioè, ma volete mettere un covo di figli di papà con una calda e accogliente camera etnico/ikea?!? E per allietare gli ospiti niente vini pseudopregiati o stuzzichini frigidi: Coca Cola, Yonkers e frittelle di mele preparate da Samantha in pochissimi minuti. Sarà banale, da diciottenni anni '90 o provinciale, ma il mio stile di vita è questo.

Io sono da taverna, non da Taberna.

giovedì 7 febbraio 2008

Pensieri random

Nei 28 anni e 9 mesi della mia vita mi sono sempre visto allo stesso modo. Ma da qualche tempo mi guardo allo specchio e mi vedo diverso. Non credo che il fatto di aver rasato e capelli e aver rimesso gli occhiali dopo 5 anni di lenti a contatto influiscano, e non credo c'entrino neppure i 5 chili presi negli ultimi mesi. Non ho idea di cosa sia cambiato in me, forse è solo una questione mentale, ma per la prima volta mi vedo profondamente cambiato.

Sabato sera un ragazzino sui 12 anni mi ha chiamato dicendomi "Scusi" e il giorno dopo ho notato un pelo bianco nella barba, proprio sotto la bocca. Non è che sto invecchiando di botto? No perchè sarebbe assurdo, dimostro 10 anni di meno, non vorrei passare dai 18 ai 38 in pochi mesi.

Quando abitavo con i miei per addormentarmi dovevo avere assoluto buio e assoluto silenzio, adesso invece lascio la tv accesa. Mi concilia il sonno, assurdo.
E a proposito di sonno, direi di avere qualche problema al riguardo. Passo tre notti insonni per poi rimediare nelle tre successive e così via. Credo di essere entrato in un merdoso circolo vizioso.
Sempre a proposito di sonno, continuo a sognare i vecchi colleghi e continuo a sognare cose assurde. Spesso sogno di piangere e mi sveglio con il viso completamente bagnato di lacrime. Dicono porti bene, me lo auguro.

Settimana scorsa mi sono ubriacato da far schifo, ho mischiato vino e crema di limoncello a casa per poi uscire a bere una pinta di birra. Mi sono divertito tanto, ho ballato con le mie coinquiline il meglio del trash anni '70 e (non ricordo per quale motivo ma ben venga) si sono lasciate palpare le tette. Complimenti ad entrambe.
Inutile specificare che il giorno dopo ho vomitato anche il pancreas continuando a ripetermi "Non berrò mai più, lo giuro!".

Ho scaricato Keep the Trance, una demo di Madonna. Praticamente una canzone che ha scartato e dalla quale ha fatto nascere Get Together e Hey You. Lo sto scrivendo solo perchè è appena iniziata in random, non perchè sia una cosa rilevante nella mia attuale vita (che di rilevante non ha nulla).
Sinceramente la preferisco ad entrambe, molto anni '80, se l'avesse inserita in Confessions on a Dance Floor al posto di Push avrebbe fatto più figura. Pensandoci bene al posto di Push anche un peto avrebbe fatto più figura. Penso sia la peggior canzone di Madonna in assoluto. Si, peggio anche di Jimmy Jimmy o Laugh to keep from crying, per quelli che sanno di cosa sto parlando.

Mi bruciano gli occhi.

Uno dei miei sogni da bambino, una delle cose che ho sempre detto che farò prima di morire, è scrivere un libro. E dopo aver letto "E' una vita che ti aspetto" di Fabio Volo mi sono chiesto come mai non l'ho ancora fatto. Voglio dire, di materiale ne ho, e se mi deciderò a scriverlo sarà sicuramente meno insulso del suo.
Volete la trama? Ovviamente uno sfigato che si ribella al sistema nella quale era rimasto intrappolato, scappa in un'altra città e dopo aver sperperato quei quattro euri che era riuscito a mettere da parte, finisce a chiedere l'elemosina, dormire sotto i ponti e a prostituirsi pur di continuare ad acquistare i nuovi album del suo idolo. Però per carità, il tutto sempre nella città che ha amato a prima vista e nella quale aveva sognato per anni di vivere eh! Mica cazzi! E se per caso ve lo stiate chiedendo: si, è autobiografico.

I pensieri random continuano ma se continuo a scriverli tutti finirò con l'esaurire i giga rimasti disponibili nel Mac. E dopo averlo riempito rippando tutti i DVD dei tour di Madonna, video collection e film vari, direi che questo è l'ultimo pensiero che posso permettermi. Se scrivo anche solo buona notte non potrò salvare il file.