Mi chiamo Massimiliano, mi presento come Massimo ma tutti mi chiamano Massi. Sono un complicato ragazzo semplice, o forse un semplice ragazzo complicato. Una contraddizione vivente, un continuo pensiero, con gli stessi ideali e sogni fissati nella mente da ventotto anni ma con una miriade di punti di vista che cambiano in funzione delle esperienze accumulate.
Uno che odia il bianco e il nero, che cerca sempre il compromesso tra le infinite sfumature di grigio, che calcola i pro e i contro di ogni cosa ma che finisce per seguire l'istinto, uno che sa ascoltare gli altri ma che non riesce a parlare, che dimentica la sofferenza ma che ricorda ogni singolo attimo felice vissuto, che ama anche chi lo ha ferito, che non smette di porsi domande su tutto, uno che continua a cercare le risposte anche se sa che non le troverà.
Uno stupido sognatore che ha ormai capito che non avrà mai il suo sogno di bambino ma che continua a sognarlo. Che ha i brividi sulla pelle guardando le nuvole in cielo, che esprime ancora un desiderio guardando una stella cadente e che a chi una volta gli disse "Tanto è una stronzata" rispose "Però è bello crederci". Uno che non smetterebbe mai di guardare il mare in tempesta o un bambino che dorme.
Un sensibile idiota che si commuove ascoltando una canzone, guardando un film o semplicemente osservando la vita che lo circonda. Uno che si meraviglia della bellezza delle cose, che si stupisce e si entusiasma per l'arte e l'ingegno umano, un banale che tenta disperatamente di non esserlo, un ignorante che cerca di essere intelligente perché odia l'ignoranza, uno che dice "Per sempre" anche se sa che il "Per sempre" è un'utopia.
Il risultato della gente che mi ha cresciuto, della gente che mi ha istruito, della gente che ho conosciuto. Sono mio padre e mia madre, sono i miei nonni, i miei zii, mio fratello e le mie cugine. Sono i miei professori, i miei compagni, i miei capi e i miei colleghi. Sono Andrea, Amanda, Massimiliano, Nicola, Fedele, Paolo, Franco, Giusy, Antonino, Daniela, Ugo, Ivana, Vincenzo, Daniele, Rossella, Carlo, Emiliana, Erika. Sono la ragazza incontrata sul treno Roma-Palermo, la barista che mi preparava la colazione, il cameriere che mi serviva il pranzo, i ragazzi con cui parlavo in metro, sono tutte quelle persone che ho incontrato anche una sola volta nella mia vita ma che mi hanno colpito al punto di ricordarle "per sempre".
Uno che guarda al futuro sforzandosi di non dimenticare il passato senza trascurare il presente. Uno che cerca sempre di vedere la vita attraverso gli occhi di un bambino, che si meraviglia di quanto sia piccola la sua vita in questo grande mondo e di quanto sia piccolo il mondo in questo infinito universo.
Uno che odia il bianco e il nero, che cerca sempre il compromesso tra le infinite sfumature di grigio, che calcola i pro e i contro di ogni cosa ma che finisce per seguire l'istinto, uno che sa ascoltare gli altri ma che non riesce a parlare, che dimentica la sofferenza ma che ricorda ogni singolo attimo felice vissuto, che ama anche chi lo ha ferito, che non smette di porsi domande su tutto, uno che continua a cercare le risposte anche se sa che non le troverà.
Uno stupido sognatore che ha ormai capito che non avrà mai il suo sogno di bambino ma che continua a sognarlo. Che ha i brividi sulla pelle guardando le nuvole in cielo, che esprime ancora un desiderio guardando una stella cadente e che a chi una volta gli disse "Tanto è una stronzata" rispose "Però è bello crederci". Uno che non smetterebbe mai di guardare il mare in tempesta o un bambino che dorme.
Un sensibile idiota che si commuove ascoltando una canzone, guardando un film o semplicemente osservando la vita che lo circonda. Uno che si meraviglia della bellezza delle cose, che si stupisce e si entusiasma per l'arte e l'ingegno umano, un banale che tenta disperatamente di non esserlo, un ignorante che cerca di essere intelligente perché odia l'ignoranza, uno che dice "Per sempre" anche se sa che il "Per sempre" è un'utopia.
Il risultato della gente che mi ha cresciuto, della gente che mi ha istruito, della gente che ho conosciuto. Sono mio padre e mia madre, sono i miei nonni, i miei zii, mio fratello e le mie cugine. Sono i miei professori, i miei compagni, i miei capi e i miei colleghi. Sono Andrea, Amanda, Massimiliano, Nicola, Fedele, Paolo, Franco, Giusy, Antonino, Daniela, Ugo, Ivana, Vincenzo, Daniele, Rossella, Carlo, Emiliana, Erika. Sono la ragazza incontrata sul treno Roma-Palermo, la barista che mi preparava la colazione, il cameriere che mi serviva il pranzo, i ragazzi con cui parlavo in metro, sono tutte quelle persone che ho incontrato anche una sola volta nella mia vita ma che mi hanno colpito al punto di ricordarle "per sempre".
Uno che guarda al futuro sforzandosi di non dimenticare il passato senza trascurare il presente. Uno che cerca sempre di vedere la vita attraverso gli occhi di un bambino, che si meraviglia di quanto sia piccola la sua vita in questo grande mondo e di quanto sia piccolo il mondo in questo infinito universo.
But why should I care
What the world thinks of me?
What the world thinks of me?
12 Novembre 2007
4 commenti:
no, forse non hai capito. gli altri hanno messo in crisi la mia visione, che praticamente è uguale alla tua e che non mi stanchero' mai di approvare. solo che c'è chi non la pensa come me e punta il dito verso di me, mettendo in crisi quello che sono, e ciò che qualsiasi persona io abbia incontrato abbia fatto di me. un po' per uno.
Hai scritto che speravi che il tuo conformarti agli altri fosse ipotetico...quindi ho dedotto che non ne fossi contento!
Bhè allora felice di riaverti tra noi :D
e dopo un anno e mezzo come va?
Non è cambiato nulla Andrè...mi ritrovo ancora al 100% in queste parole...
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