Non riuscire mai a descrivere quello che è successo oggi in ufficio. Neanche se campassi cent'anni e imparassi lo Zingarelli a memoria credo che riuscirei a trovare le parole per descrivere il casino, le urla, le lamentele, le cazzate, le assurdità e le follie di cui sono stato testimone. Un insieme di cose così pazzesche che se le avessi viste in un film avrei detto "Ma dai...succede di tutto in questo film!!!".
E' un brutto periodo, veramente. Da quando la troia è tornata dal suo viaggetto di due mesi in Australia siamo ripiombati nel baratro, siamo tornati allo sclero giornaliero. E nonostante oggi sia arrivato il suo ragazzo dall'altro emisfero, nonostante abbiano passato il pomeriggio in casa a trombare come faine, nonostate tutto...è tornata nel pomeriggio più scassaminchia che mai. Riflettendo su questo ultimo pensiero sono arrivato alla conclusione che non si calmerebbe manco dopo un weekend intero di ininterrotto fottereccio con un essere equino.
Ironizzo, stasera lo abbiamo fatto tutti, perchè se avessimo preso tutto sul serio ci saremmo prima scannati come le bestie e poi, i superstiti, si sarebbero suicidati. Però è brutto vedere dieci bravi ragazzi, affidabili, affiatati, intelligenti, creativi e volenterosi ridotti a schiavismo, crisi di nervi e pressioni assurde per colpa di quattro miserabili che non sanno neanche cosa significhi lavorare, guadagnarsi da vivere...rispettare le persone che lavorano per loro.
Tutti continuano a dirmi "E' così ovunque, ci vuole pazienza in ogni posto di lavoro". Per carità, la pazienza è la virtù dei forti e non credo mi manchi (altrimenti non sarei rimasto 3 anni in questo manicomio) ma mi rifiuto di credere e pensare che non possa trovare di meglio. Mi rifiuto di credere e pensare che sarò così sfortunato da trovare solo situazioni peggiori di quella in cui sono finito 3 anni fa. Mi rifiuto.
Me ne andrò, non so quando e purtroppo non dipende da me, ma me ne andrò. Mi dispiacerà per i ragazzi, mi dispiacerà per il lavoro che svolgo, ma non posso restare. Mi sento in gabbia, mi sento costretto, passo la bellezza di 11 ore rinchiuso in un ufficio dal lunedì al venerdì, non ho un attimo per me, non ho un attimo per gli altri.
Oggi ho fatto una pausa pranzo di un'ora e mezza uscendo in macchina in questa splendida giornata di sole. Mi sono sentito vivo.
E non succedeva da tanto.