Sabato sera io e Samantha accettiamo l'invito a cena di un amico, G., con lui e altre tre persone. G. doveva vedere un'amica che doveva presentargli un ragazzo che potrebbe far suonare lui e il suo gruppo in diversi locali. Ironia della sorte, il ragazzo in questione abbiamo scoperto essere un conoscente virtuale di Samantha che da mesi la invitava proprio in quel locale, dove lui si occupa dell'organizzazione.
Arriviamo per primi, il locale è in pieno centro, il locale è per fighettini. Ma non fighettini diciottenni coi jeans sotto il culo e l'elastico delle mutande D&G in evidenza, fighettini dai 30 in su con il papà imprenditore o politico, che passano le vacanze in barca tra isole e arcipelaghi italiani e non.
Inutile dire che mi sentivo assolutamente fuori luogo, idem Samantha e il resto della compagnia arrivata almeno mezzora dopo di noi. Salutiamo il tizio amico in comune di Samantha e dell'amica di G. che, anche se impegnatissimo trova il tempo di farci una foto da mettere sul sito del locale. Spero non lo farà o tutti conosceranno la mia espressione da portatemiviadiquiviprego. E fortuna che mi ero vestito bene, chissà come mi sarei sentito se avessi messo i vestiti da comunista che volevo mettere.
Mentre il locale si riempiva sempre più di strana gente (uomini stile Cumenda e donne stile Yespica pre-isola) assaggio il primo Mojito della mia vita: ottimo direi (si, non l'avevo mai assaggiato. Che volete? Fino ad ora i miei gusti erano diversi). Visto che persino le cameriere ci snobbavano e che ci sentivamo come delle palme in Groenlandia, optiamo per andare via, destinazione: casa nostra.
Cioè, ma volete mettere un covo di figli di papà con una calda e accogliente camera etnico/ikea?!? E per allietare gli ospiti niente vini pseudopregiati o stuzzichini frigidi: Coca Cola, Yonkers e frittelle di mele preparate da Samantha in pochissimi minuti. Sarà banale, da diciottenni anni '90 o provinciale, ma il mio stile di vita è questo.
Io sono da taverna, non da Taberna.
Arriviamo per primi, il locale è in pieno centro, il locale è per fighettini. Ma non fighettini diciottenni coi jeans sotto il culo e l'elastico delle mutande D&G in evidenza, fighettini dai 30 in su con il papà imprenditore o politico, che passano le vacanze in barca tra isole e arcipelaghi italiani e non.
Inutile dire che mi sentivo assolutamente fuori luogo, idem Samantha e il resto della compagnia arrivata almeno mezzora dopo di noi. Salutiamo il tizio amico in comune di Samantha e dell'amica di G. che, anche se impegnatissimo trova il tempo di farci una foto da mettere sul sito del locale. Spero non lo farà o tutti conosceranno la mia espressione da portatemiviadiquiviprego. E fortuna che mi ero vestito bene, chissà come mi sarei sentito se avessi messo i vestiti da comunista che volevo mettere.
Mentre il locale si riempiva sempre più di strana gente (uomini stile Cumenda e donne stile Yespica pre-isola) assaggio il primo Mojito della mia vita: ottimo direi (si, non l'avevo mai assaggiato. Che volete? Fino ad ora i miei gusti erano diversi). Visto che persino le cameriere ci snobbavano e che ci sentivamo come delle palme in Groenlandia, optiamo per andare via, destinazione: casa nostra.
Cioè, ma volete mettere un covo di figli di papà con una calda e accogliente camera etnico/ikea?!? E per allietare gli ospiti niente vini pseudopregiati o stuzzichini frigidi: Coca Cola, Yonkers e frittelle di mele preparate da Samantha in pochissimi minuti. Sarà banale, da diciottenni anni '90 o provinciale, ma il mio stile di vita è questo.
Io sono da taverna, non da Taberna.
1 commento:
frittelle di mele...adoro :D
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