E così per caso, una domenica pomeriggio ti ritrovi in auto con i tuoi genitori e ti rendi conto che non succedeva da anni che andassi fuori città con loro. La destinazione era semplicemente il nostro villino, ma lo sclero è iniziato proprio in auto.
Si perchè mio padre guida come uno col Parkinson, con frenate e sterzate improvvise da far morire d'infarto, mia madre si scoccia di cambiare sempre canale alla radio e finisce per mettere la cassetta di un live di Renato Zero più deprimente di una visita ad Auschwitz, lei si lamenta della guida di lui, lui che o sta muto (facendola incazzare) o urla (facendola incazzare) e io che mi domando che cazzo ci faccio con loro sbattendo la testa un pò sul finestrino e un pò sul poggiatesta anteriore.
Fortuna che mezzora passa in fretta e così arriviamo al villino dove ci aspettavano già mio fratello e la sua ragazza. "Ah! Una scampagnata domenicale!" direte voi. E invece no.
Doveva essere una semplice controllata alla casa, ma mio fratello durante il suo sopralluogo ha notato qualcosa di strano e ha pensato bene di chiamare i rinforzi. Appena arrivati entriamo in casa e inizia l'ispezione con lui e la sua ragazza che ci mostrano le prove sospette. Effettivamente non ci sono dubbi: in casa dev'esserci un topo.
Un buco scavato sul telaio di un infisso, una porta, una scopa e il contenuto di un intero ripostiglio rosicchiati e sbriciolati e palline di cacca un pò in tutte le stanze. E qui inizia lo show.
Cominciamo col mettere tutti i guanti, eccetto mia cognata che si gode la scena da fuori per paura di fare spiacevoli incontri in casa, noi quattro invece iniziamo ad uscire tutto quello che c'è nel ripostiglio per buttarlo.
P: Se lo incontro lo bacio stò topo. Grazie a lui stiamo buttando un sacco di roba inutile
Io: Guarda stò cestino! Che peccato, è tutto rosicchiato. Buttalo dentro il sacco
P: Ma dov'è rosicchiato?
Io: (Stà zitto e buttalo!)
M: Ma no! Era così carino! E poi era un ricordo
Io: Ma stà zitta va. Un ricordo!
M: Ma siete sicuri che è arrivato anche in bagno?
Io: Mà, di certo non sono stato io a cagare dentro la vasca
In poco tempo il primo sacco si riempie di roba vecchia e inutile, mia madre (perennemente restia a buttare anche un laccio) inizia a lamentarsi.
M: Marò, stiamo buttando un sacco di cose senza neanche guardare
Io: Eh si, un vero peccato
Il tutto detto tirando fuori da un sacchetto un microcostume a slip degli anni '70 a fasce verticali blu e bianche. Non riesco ad immaginare mio padre con quel coso addosso senza avere i conati di vomito.
Ma la cosa più comica era vedere mio padre che non entrava nel ripostiglio, per uscire gli oggetti lui li trascinava con la scopa e la cosa faceva morire dal ridere sia me che mia madre, soprattutto quando con la punta del bastone ha involontariamente spento la luce ed è saltato in aria dal terrore! Mia madre ha pianto dal ridere per un quarto d'ora.
Io: Ma cazzo entra! Potrebbe esserci un topolino di campagna lì dentro, mica Godzilla!
P: Ma possono mordere, stupido!
Io: Ma togliti, ridicolo!
E con il coraggio di Bruce Willis in Die Hard sono stato il solo ad entrare nel ripostiglio per uscire le cose più nascoste, compreso il cespuglione di fili di scopa e tappeti rosicchiati che il furbacchione aveva usato per fare il suo giaciglio.
Sgomberato il ripostiglio siamo passati in soggiorno, dove il furbacchione aveva scavato il buco sul telaio della porta che va in veranda. Mio padre con convinzione ci espone i fatti secondo il suo punto di vista, io perplesso inizio a fare il mio ragionemento:
Io: Ma guarda che da qui lui non è entrato, da questo buco ci voleva uscire. Non vedi che la terra è all'interno? Solo da dentro avrebbe potuto fare un casino del genere, e poi...
E poi il momento più bello: mia cognata, appena rientrata, fa un salto fino al lampadario urlando un
"AAAH! E' QUI!" degno della Carrà, mia madre urla appresso a lei e scappano entrambe fuori, mio padre e mio fratello con le scope in mano spostano il divano e io resto immobile davanti la porta della veranda, curioso di vedere stò mostro.
Mio fratello inizia a dare colpi di scopa a terra, la scopa vola, rimane con il bastone in mano e dice
"Meglio così!", io
gli rispondo "Meglio così cosa? Demente rimetti quella scopa che solo con quella puoi ammazzarlo!". Intanto il topo esce da sotto il divano e viene fuori in veranda, piazzandosi sotto il tavolo. Adesso eravamo soli io e lui, come un gladiatore e un leone in un anfiteatro romano, mentre dall'altra stanza le urla della mia famiglia mi incitavano ad uccidere la belva.
Io: E avevate terrore di stò batuffolo? E' piccolissimo, non voglio ammazzarlo!
Folla in delirio: Dai, colpiscilo!
Io: Ma no, adesso lo facciamo uscire dalla porta della veranda
Folla in delirio: Che aspetti? Uccidilo!
Io: Ma cazzo è piccolissimo! Non voglio ammazzarlo!
Dopo uno sguardo di intesa fra noi due il furbacchione scappa sotto la lavabiancheria della veranda, la folla in deli...ehm, i miei escono anche loro in veranda e le porte vengono sbarrate. E qui la scena madre: io e mio fratello facciamo da spettatori, mia madre con una mano tiene alta la tenda che nasconde l'uscita e con l'altra cerca la chiave della porta dal suo mazzo, mio padre la incita
"Apri! Presto! Apri!", lei in preda al panico non riesce a trovare la chiave, le prova tutte senza riuscire ad aprire quella porta! Io sono piegato in due dal ridere mentre il furbacchione scappa da sotto la lavabiancheria, si infila sotto la porta e scappa via dal balcone sparendo in mezzo alla campagna, finalmente libero.
Mio padre se ne esce con un
"Oooh! Ce l'abbiamo fatta!" e io
"Ma fatto cosa?! E' scappato lui, fosse stato per voi quello ci buttava fuori e s'impossessava di casa nostra!"Alla fine nel ripostiglio è rimasto solo lo scaffale, sono stati riempiti numero 3 sacchi enormi di roba inutile che sono stati buttati al primo cassonetto, il buco sul telaio è stato tappato con del cemento a presa rapida e alle nove ci siamo messi in macchina per tornare a casa.
E di nuovo frenate e sterzate improvvise, urla, canzoni deprimenti e le mie testate tra finestrino e poggiatesta quando mi sono reso conto di aver rinunciato alla mia sacra cena domenicale con gli amici per colpa di un topolino di campagna.