Chi mi conosce e sa che aspetto ho può confermare che dimostro praticamente dieci anni in meno di quelli che realmento ho. Se ci aggiungiamo la faccetta pulita da bravo ragazzo direi che l'idea che una persona si fa di me è scontata: un tipo tranquillo che fa tutto quello che gli si dice, uno che non si lamenta, una persona gentile. Ma come dice sempre
qualcuno,
Niente è quello che sembra, ed io ne sono la prova lampante.
Premesso ciò, ecco cosa è successo oggi in ufficio.
Consegna di circa sei libri per le tredici, quindi stampa delle copie, delle copertine e successivo confezionamento: taglio, rilegatura, piegatura delle copertine ecc. Il mio collega che ha stampato il lavoro, appena finito il suo compito va a casa per il pranzo, l'addetto al confezionamento se ne sbatte della consegna e va anche lui a pranzo scaricando il suo lavoro ad un altro collega che, come me, ha la sfortuna di non poter andare a casa in pausa. Lui stava finendo questo lavoro, con il cliente nervoso in attesa, io stavo tranquillamente facendo il mio lavoro, nonostante fosse l'una passata.
Ad un certo punto della mia stampa finisce la carta, apro il cassetto della stampante e vado in magazzino per aprire una nuova risma e tagliarla. In magazzino trovo il mio collega con il cliente.
Collega: Mà mi fai un favore? Mi pieghi le copertine?
Io: Si aspetta, taglio la carta e vengo
Questo mentre io mi abbasso per aprire la risma e il cliente mi porge le sue copertine da cordonare, inevitabile il mio successivo sguardo da "E tu che minchia vuoi?". Con la risma da 50x70 in mano aspetto che il mio collega si sposti dalla taglierina per tagliare la carta, e qui comincia il teatrino:
Cliente: Eh io capisco l'ora, ma il lavoro è urgentissimo. Alle due (mezzora dopo) devo essere all'Assessorato per consegnare questi volumi! Dovevano essere già pronti e invece...
Io (carta in mano): ...
Collega (chino su uno dei libri): ...
Cliente: Cioè, se non fossero urgenti non sarei qui
Collega: Mà, due minuti e mi tolgo, così ti tagli la carta
Io: Tranquillo
Cliente (spazientito): No guarda, posa stà carta e aiutalo perchè io non ti faccio passare
Io (incredulo): Scusi?
Cliente: Il lavoro è urgentissimo, posa la carta e piegami le copertine. Scusami ma mi hanno mandato qui apposta, perchè sanno che quando arrivo io blocco il vostro ufficio per fare i nostri lavori. Se non fosse stato urgente non avrebbero mandato me!
Ora, mi pare assolutamente superfluo specificare che il "Ma chi cazzo sei?" ce l'avevo sulla punta della lingua, diciamo che non l'ho detto perchè un pò della ferrea educazione dei miei mi è rimasta, quindi mi sono limitato a dire, con l'aria più incazzata, strafottente, menefreghista e da pallista possibile "Mi spiace, ma se la stampante vuole carta io devo mettere la carta!". Detto questo, sposto il mio collega e i suoi libri del cazzo, taglio la carta ed esco dal magazzino con uno stupendo "Ma cu cazzu è?!?!" sussurrato/urlato.
Ma siccome fondamentalmente sono un signore (nonostante le parolacce), sono tornato in magazzino per aiutare il mio collega, ho preso le copertine e le ho portate fuori per piegarle con il cliente che mi seguiva. Per farla breve, la piegatrice non era a misura delle copertine come mi aveva detto il mio collega e ho sminchiato due copertine piegandole male, il tutto durante un colorito dialogo urlato a distanza tra noi due su centimetri e misure varie. Al terzo errore, sempre con l'importantissimo personaggio accanto, prendo le sue copertine, le lancio sul tavolo e urlo al mio collega "Senti, questo non è compito mio, lo sai. Sarei in pausa pranzo da mezzora e invece sono ancora qui. Io esco, non me ne fotte un cazzo!", e blaterando frasi su manie di grandezza, gente che crede di comandare e piedi in testa che non mi faccio mettere da nessuno ecc. sono uscito dall'ufficio per andare a pranzare.
Mi chiamano "Il figlio di Che Guevara" mica per niente a me...