Stamattina sono arrivato in ufficio e il capo era proprio fuori la porta:
Lui: Sei venuto per lavorare?
Io: Veramente no
Lui: Ah, hai deciso così allora?
Io: Già. Deciso
Lui: Aspetta allora, tra un pò ne parliamo
Siamo entrati e ci siamo divisi, nel frattempo io ho parlato con i miei colleghi. A qualcuno ho raccontato tutto, altri li ho solo salutati e liquidati con due parole, altri ancora mi hanno consigliato cosa fare. Poi ho preso le schede dei lavori che avevo ancora da fare e le ho riportate al coordinatore.
Tutto fatto con il sorriso sulle labbra e le mani fredde e tremanti dall'emozione (non so che emozione), però ridargli quelle schede e salutare lui è stata la cosa più...strana. Non dico brutta, non dico triste, ma ammetto di sentirmi leggermente in colpa nei suoi confronti. E lui ha distolto più volte lo sguardo mentre parlavamo. Gli dispiace, gli si legge in faccia.
Con il capo ho parlato al bar, per strada mi ha chiesto se avevo trovato un altro lavoro ed ho risposto di no, mi ha chiesto cosa farò ed ho risposto che passerò il mese di Febbraio a fare guide in autoscuola per prendere stà cazzo di patente che per colpa del lavoro non sono ancora riuscito a finire. Mi ha detto cosa pensa di me, ha una visione completamente distorta della mia persona e gliel'ho detto. Ma non ho voluto difendermi nè dirgli chi sono realmente, e credo che non lo saprà mai. Vede solo quello che vuole vedere.
Dopo il caffè sono andato al sodo e gli ho chiesto se dovevo andar via io o se mi licenziava lui, mi ha risposto molto tranquillamente che potevamo fare a modo mio, che per lui era uguale e che potevo parlare con il suo commercialista per trovare la soluzione più comoda per me. Disponibilissimo. Mi ha anche chiesto sottovoce se avevo intenzione di fargli causa, gli ho risposto che fin'ora non è nelle mie intenzioni. Spero abbia sentito bene il mio "fin'ora".
Mi ha detto che, indipendentemente dal fatto che mi licenzi io o lui, ho ancora due settimane di lavoro pagate, mi ha detto che sono libero di andarci o meno. Ho risposto che non ero sicuro di volerci andare, ma mi ha detto che mancherà tre giorni e mi ha chiesto esplicitamente se potevo andare in ufficio almeno qualche ora la mattina. Ho risposto di si, ma solo perchè ho pensato che avrebbe fatto comodo a me dato che devo stampare la tesi di Amanda, e poi perchè ho pensato che lasciare tutto in maniera così educata e tranquilla accorcerà i tempi d'attesa della liquidazione.
Di pomeriggio sono stato dal suo commercialista. Purtroppo mi ha detto che non mi spetta l'indennità di disoccupazione in quanto il mio contratto era di apprendistato, mi ha chiesto se volevo firmare la lettera di dimissioni ma ho risposto che preferivo farlo un altro giorno. Ovviamente voglio prima informarmi se è vero, ma ho paura che sia proprio così.
Nervoso ma tranquillo. E' un controsenso, ma adesso mi sento così.
Lui: Sei venuto per lavorare?
Io: Veramente no
Lui: Ah, hai deciso così allora?
Io: Già. Deciso
Lui: Aspetta allora, tra un pò ne parliamo
Siamo entrati e ci siamo divisi, nel frattempo io ho parlato con i miei colleghi. A qualcuno ho raccontato tutto, altri li ho solo salutati e liquidati con due parole, altri ancora mi hanno consigliato cosa fare. Poi ho preso le schede dei lavori che avevo ancora da fare e le ho riportate al coordinatore.
Tutto fatto con il sorriso sulle labbra e le mani fredde e tremanti dall'emozione (non so che emozione), però ridargli quelle schede e salutare lui è stata la cosa più...strana. Non dico brutta, non dico triste, ma ammetto di sentirmi leggermente in colpa nei suoi confronti. E lui ha distolto più volte lo sguardo mentre parlavamo. Gli dispiace, gli si legge in faccia.
Con il capo ho parlato al bar, per strada mi ha chiesto se avevo trovato un altro lavoro ed ho risposto di no, mi ha chiesto cosa farò ed ho risposto che passerò il mese di Febbraio a fare guide in autoscuola per prendere stà cazzo di patente che per colpa del lavoro non sono ancora riuscito a finire. Mi ha detto cosa pensa di me, ha una visione completamente distorta della mia persona e gliel'ho detto. Ma non ho voluto difendermi nè dirgli chi sono realmente, e credo che non lo saprà mai. Vede solo quello che vuole vedere.
Dopo il caffè sono andato al sodo e gli ho chiesto se dovevo andar via io o se mi licenziava lui, mi ha risposto molto tranquillamente che potevamo fare a modo mio, che per lui era uguale e che potevo parlare con il suo commercialista per trovare la soluzione più comoda per me. Disponibilissimo. Mi ha anche chiesto sottovoce se avevo intenzione di fargli causa, gli ho risposto che fin'ora non è nelle mie intenzioni. Spero abbia sentito bene il mio "fin'ora".
Mi ha detto che, indipendentemente dal fatto che mi licenzi io o lui, ho ancora due settimane di lavoro pagate, mi ha detto che sono libero di andarci o meno. Ho risposto che non ero sicuro di volerci andare, ma mi ha detto che mancherà tre giorni e mi ha chiesto esplicitamente se potevo andare in ufficio almeno qualche ora la mattina. Ho risposto di si, ma solo perchè ho pensato che avrebbe fatto comodo a me dato che devo stampare la tesi di Amanda, e poi perchè ho pensato che lasciare tutto in maniera così educata e tranquilla accorcerà i tempi d'attesa della liquidazione.
Di pomeriggio sono stato dal suo commercialista. Purtroppo mi ha detto che non mi spetta l'indennità di disoccupazione in quanto il mio contratto era di apprendistato, mi ha chiesto se volevo firmare la lettera di dimissioni ma ho risposto che preferivo farlo un altro giorno. Ovviamente voglio prima informarmi se è vero, ma ho paura che sia proprio così.
Nervoso ma tranquillo. E' un controsenso, ma adesso mi sento così.
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