sabato 10 giugno 2006

E ora che faccio?

Oggi sono successe un pò di cose che mi hanno incasinato il cervello più di quanto non lo fosse già. Diciamo che ho saputo cose che mi hanno fatto accantonare, almeno momentaneamente ma a tempo indeterminato, tutti i progetti che mi ero fatto sul mio futuro prossimo.

E' difficile da spiegare, perchè potrebbe sembrare una cazzata, un'arresa o chissà cosa, ma alla fine è quello che mi sento di fare adesso e non devo rendere conto di questa decisione a niente e nessuno.

La giornata era normale, se normale è una definizione concreta, la pausa pranzo era appena finita (stavolta senza casini) ed ero ancora inattivo in attesa di riprendere il lavoro. Entra il capo nella mia stanza, con un sorriso forzato e appena accennato, e mi chiede di seguirla nel suo ufficio perchè doveva parlarmi. Ora, non so come e non chiedetemelo, ma nel momento stesso in cui ha detto quelle parole io ho capito cosa doveva dirmi, ho capito che stava succedendo e ho capito che stava andando tutto a puttane. Forse l'ho intuito subito perchè magari era un mia paura inconscia.
Ci sediamo al suo tavolo e inizia il discorsetto: "Abbiamo deciso che, visto l'andamento degli ultimi mesi, dal prossimo avrai un aumento. Abbiamo notato elasticità negli orari, cura del lavoro, impegno, ultimamente niente errori. L'unica cosa che ti chiediamo è di dare una mano anche nella finitura dei lavori quando c'è troppo casino, come negli ultimi giorni. Ovviamente ti diamo quanto risulta in busta, non so quanto sia, ma se è variabile stabiliremo una media fissa".

Shock assoluto. Lo sapevo. L'unica cosa a cui pensavo era: "E ora che cazzo faccio?". Le ho risposto che l'aiuto nei lavori che non mi competono non è mai mancato (non ci riesco a non contraddirla in ogni occasione, è più forte di me) e che ero contento della loro decisione arrivata proprio quando volevo farmi avanti io, dato che questo mese sono tre anni che lavoro nella loro azienda. Poi un paio di battute del cazzo e il congedo.

Sono tornato nel mio ufficio che praticamente tremavo dai nervi. Ho raccontato tutto all'unico collega al corrente dei miei retroscena, mi ha subito detto un categorico "Resta!". E lì è iniziata la crisi. Ho pensato per tutto il pomeriggio se un aumento (non di poco) potesse mandare a puttane tutto. Ho pensato a Daniela, ho pensato a Roma, ho pensato a me. Poi ho pensato ai miei, agli amici e ai colleghi. Risultato: un caos tremendo in testa e un'indecisione che cresceva sempre di più.

Determinante è stata la notizia saputa al bar. Ci sono andato nel tardo pomeriggio con due colleghi per dirgli dell'aumento, sono rimasti contentissimi e uno di loro ci ha raccontato che tra le ultime voci di corridoio ci sarebbe un colloquio di qualche giorno fa tra il padre della titolare e il nostro responsabile. Colloqui in cui il vecchio rassicurava il mio omonimo sul futuro dell'azienda perchè tanto "Ora ci sbaraziamo di quella". Ovvero, il padre butterà fuori dall'azienda la figlia dopo averle passato lo scettro per più di un anno e tornerà a guidare lui la baracca.

Una notizia del genere come non poteva fare vacillare i miei castelli in aria? Insomma, l'ho scritto mille volte che amo il mio lavoro, l'ambiente e i miei colleghi, le uniche note dolorose sono sempre state lei e il mio stipendio. E adesso che sono venuto a sapere che qualcosa potrebbe cambiare non me la sento di andare via, almeno non prima di aver visto questi cambiamenti.

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