Due giorni fa rimango in ufficio oltre l'orario di lavoro con tre colleghi. Dopo cena esco per fumare e chiamare Daniela per gli ultimi aggiornamenti su dove andare, oltre Roma, a vedere il Confessions Tour. Mentre parlavo con lei uno dei miei colleghi (per intenderci, l'Angelo Custode) mi raggiunge e accende anche lui la sua Camel Light.
Finisco di parlare al telefono, ci guardiamo, e con aria seria mi dice "Ma quando ti decidi a dirle che ti trasferisci da lei a Roma?!?!".
Cerco di riprendermi dalla botta e mentre raccolgo i testicoli che intanto erano crollati per terra, gli chiedo come gli era venuta in mente una cazzata del genere. Intanto iniziato a sudare e ridere nervosamente, stile manga idiota giapponese. Subito dopo capisco che stava scherzando. Peccato che scherzando aveva detto la verità.
Rientriamo, e tra un lavoro e l'altro continuiamo questo discorso. Lui pretendeva la verità, io non volevo raccontargli nulla. Alla fine inizia lui il discorso, preparando uno schema su un foglio di carta e parlando solo di iniziali e con le sue solite metafore. Per farla breve, ha cercato di capire da solo il discorso per poi non capire un cazzo. Intanto il terzo collega, che di solito mi da passaggio, stava andando via, io lo stavo seguendo quando lui ha urlato "Dove credi di andare? Tu non te ne vai fino a quando non mi dici tutto!". E così sono rimasto.
Un'ora dopo, dopo pochi lavori stampati e tante chiacchere inutili, non aveva capito ancora nulla e continuava con le sue supposizioni assurde. Alle undici e mezza siamo andati via e le cazzate sono continuate davanti un paio di birre.
Visto che ormai era deciso a sapere tutto, e io a raccontare tutto, abbiamo optato per la soluzione migliore: siamo andati a casa sua.
Mezzanotte. Terrazza all'ottavo piano, stomaco pieno di birra e scorta di Camel Light. Ozzy (il suo bellissimo gatto nero) inizia a studiarmi e io inizio a confessarmi. Gli ho detto tutto, tutto quello che ho cercato disperatamente di fare in questi sette mesi e tutto quello che, anche grazie o per colpa sua, non sono riuscito a fare.
E' rimasto in silenzio per molto tempo, facendo solo poche domande, poi ha iniziato a parlare lui e a dirmi la sua opinione, che sintetizzata, equivale alla mia: prima di andartene aspetta di vedere come va a finire.
Il discorso è andato avanti per un pò, poi saltando da un argomento all'altro abbiamo fatto quasi le quattro e mezza del mattino e abbiamo deciso di andare a letto. Non riuscivo a dormire e nelle due sole ore in cui l'ho fatto mi sarò svegliato almeno 15 volte. Sveglia alle 7, alle 08,30 eravamo in ufficio come sempre, ma personalmente, con un peso in meno.
Una confessione è sempre liberatoria, soprattutto quando la fai ad una persona sensata. E lui è una delle poche che conosco.
Finisco di parlare al telefono, ci guardiamo, e con aria seria mi dice "Ma quando ti decidi a dirle che ti trasferisci da lei a Roma?!?!".
Cerco di riprendermi dalla botta e mentre raccolgo i testicoli che intanto erano crollati per terra, gli chiedo come gli era venuta in mente una cazzata del genere. Intanto iniziato a sudare e ridere nervosamente, stile manga idiota giapponese. Subito dopo capisco che stava scherzando. Peccato che scherzando aveva detto la verità.
Rientriamo, e tra un lavoro e l'altro continuiamo questo discorso. Lui pretendeva la verità, io non volevo raccontargli nulla. Alla fine inizia lui il discorso, preparando uno schema su un foglio di carta e parlando solo di iniziali e con le sue solite metafore. Per farla breve, ha cercato di capire da solo il discorso per poi non capire un cazzo. Intanto il terzo collega, che di solito mi da passaggio, stava andando via, io lo stavo seguendo quando lui ha urlato "Dove credi di andare? Tu non te ne vai fino a quando non mi dici tutto!". E così sono rimasto.
Un'ora dopo, dopo pochi lavori stampati e tante chiacchere inutili, non aveva capito ancora nulla e continuava con le sue supposizioni assurde. Alle undici e mezza siamo andati via e le cazzate sono continuate davanti un paio di birre.
Visto che ormai era deciso a sapere tutto, e io a raccontare tutto, abbiamo optato per la soluzione migliore: siamo andati a casa sua.
Mezzanotte. Terrazza all'ottavo piano, stomaco pieno di birra e scorta di Camel Light. Ozzy (il suo bellissimo gatto nero) inizia a studiarmi e io inizio a confessarmi. Gli ho detto tutto, tutto quello che ho cercato disperatamente di fare in questi sette mesi e tutto quello che, anche grazie o per colpa sua, non sono riuscito a fare.
E' rimasto in silenzio per molto tempo, facendo solo poche domande, poi ha iniziato a parlare lui e a dirmi la sua opinione, che sintetizzata, equivale alla mia: prima di andartene aspetta di vedere come va a finire.
Il discorso è andato avanti per un pò, poi saltando da un argomento all'altro abbiamo fatto quasi le quattro e mezza del mattino e abbiamo deciso di andare a letto. Non riuscivo a dormire e nelle due sole ore in cui l'ho fatto mi sarò svegliato almeno 15 volte. Sveglia alle 7, alle 08,30 eravamo in ufficio come sempre, ma personalmente, con un peso in meno.
Una confessione è sempre liberatoria, soprattutto quando la fai ad una persona sensata. E lui è una delle poche che conosco.
4 commenti:
mi piacciono le confessioni...
Vero...soprattutto quelle produttive..
anche io le adoro
e, ok, è ridicolo, ma "become a better version of yourself" è un pochino complicato ma possibile
io ne sono l'esempio
Ti dirò...nel mio piccolo posso esserne ankio l'esempio..
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