venerdì 12 gennaio 2007

Il falò delle banalità

C'è gente al mondo che mi piace definire come un'accozzaglia di banalità. I loro discorsi si basano su considerazioni scontate, frasi fatte e ideologie assolutamente spicciole e non loro. Qualunquisti che fanno delle conversazioni noiose il loro cavallo di battaglia. Gente che, a mio parere, non ha una cazzo di opinione personale e per questo si appoggiano alle idee altrui semplificandole ed esprimendole sottoforma di frasette e pensierini che, lo dico con una punta di presunzione, il sottoscritto non faceva neanche in prima elementare.
Non sono per niente una persona con un'alto livello culturale, ma cazzo, mi capita di ascoltare gente che non sa neanche come si pronuncia il proprio nome. E' il caso di un paio di miei colleghi, un ragazzetto di appena diciotto anni e un padre di famiglia che ne avrà poco più di quaranta. Non riesco proprio a stabilire un dialogo con loro, è più forte di me, perchè non riesco a rispondere ad una frase stupida tipo "Oh, oggi piove. Speriamo che domani smetta". Cosa c'è da rispondere? E questo è solo un esempio, ma vi assicuro che la realtà ha superato la fantasia.

Il ragazzetto in questione prende la stessa metro che prendo io, fortunatamente in un orario diverso dal mio (perchè da mesi io arrivo sempre in anticipo in ufficio, salvo questi primi 12 giorni del 2007) ma mi è capitato, purtroppo, di prendere la metro con lui per tornare a casa. Iniziava sempre lui il discorso, sempre con frasi ovvie, seguiva una mia risposta telegrafica e poi silenzi imbarazzanti. Altra domanda o frase scontata, mio mugugno o sorrisino di circostanza e poi silenzi imbarazzanti. Ho anche provato, un giorno in cui mi sentivo particolarmente buono, ad iniziare io un discorso, ho parlato dei miei viaggi nell'ultimo anno e di quelli che mi piacerebbe fare. Risultato? Sempre lo stesso, rispondeva con frasette stupide che impedivano di continuare il discorso.
Alla fine ho deciso: se la mattina perdo la metro al mio orario, salto quella in cui so che c'è lui per prendere la successiva (accumulando ritardo, ma sti cazzi). All'uscita invece la soluzione più drastica: c'è lui? O mi confondo tra la folla, gli passo dietro e salgo sul vagone successivo, oppure resto in stazione, fumo e ascolto musica e prendo la metro successiva.
Fortunatamente in quest'ultimo periodo i miei problemi mi vengono incontro (almeno in questo!), infatti ho così tanto bisogno di pensare e riflettere che da una settimana torno a casa a piedi. Ieri sono anche venuto in ufficio a piedi, se continua così il mese prossimo risparmio i € 25,00 di abbonamento.

Non posso farci nulla, mi rifiuto di parlare con persone così. A me piace circondarmi di gente che ritengo intellettualmente stimolante, che mi fa ragionare, gente anche estrema ma che abbia qualcosa da dire, un'ideale suo, argomenti controversi, non importa se diversi dai miei, anzi, non è detto che una conversazione sia interessante solo se fatta da "E' vero, la penso come te!".
E così passo per quello altezzoso, schizzinoso, che non parla con nessuno. E da quest'ultima frase dovreste farvi un'idea della gente che mi circonda in ufficio! Cazzo, coordinatore a parte, non c'è uno solo dei miei colleghi che capisca le mie battute in inglese, che risponda a tono al mio sarcasmo, che capisca la mia ironia o le mie citazioni! E così vengo puntualmente additato come quello strano e asociale.

Vorrei che questa gente vedesse come sono quando parlo con chi ritengo intelligente e interessante. Altro che asociale. You're the one with the problem.

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